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Immagine del redattoreStaff Viaggi Solidali

Un parco letterario (e molto altro) tra i calanchi

Aggiornamento: 4 ott 2022


Lo ammetto, sono innamorata della Basilicata


Dei suoi boschi e dei suoi borghi, dell’Aglianico e dei peperoni cruschi, dei suoi templi, dei ponti sospesi, del teatro all’aperto.



E amo tanto la sua storia, le sorprese che riserva, le scoperte che consente.

In questa terra così ricca di castelli e cripte, così pregna di accadimenti e densa di occasioni, ho un paese da raccontarti prima degli altri, un paese dove le case hanno gli occhi, le maschere le corna ed i muri memoria.



Si chiama Aliano, si trova in provincia di Matera ed è immerso in un paesaggio di calanchi



Carlo Levi ci ha passato buona parte del suo confino e l’ha raccontato nel “Cristo si è fermato ad Eboli”. Franco Arminio ne ha fatto il cuore del festival “La luna e i calanchi”. Paul Russotto lo abita con i suoi dipinti e disegni.


Un migliaio scarso di abitanti e tanti contenitori culturali: 2 pinacoteche per ampliare lo sguardo tra l’America ed Aliano, 1 museo della civiltà contadina per raccogliere e ricordare, la casa di confino di Carlo Levi per non dimenticare, il parco letterario Carlo Levi per leggere il territorio con la lente della fonte letteraria.



Una estemporanea di pittura per creare sempre cose nuove, il Confino di Cyop e Kaf per riempire il borgo di provocazioni pittoriche (https://www.museialiano.it/cyop-e-kaf-confino/ ndr), 1 presepe di 40 metri quadrati come una summa di scorci lucani, passato prima per il Vaticano e poi diventato di casa ad Aliano e poi i viaggi sentimentali e spettacoli di luci e suoni per animare con le emozioni vicoli e storie.


E poi le case, quelle comunali, restaurate con mille attenzioni per far invaghire nuove famiglie e riportare voci di bimbi in paese.


Ma soprattutto il paesaggio dei calanchi, la loro atmosfera incrostata, la loro mutevolezza, la poesia dei contrasti, l’assonanza fiabesca, l’espressività dinamica, l’essenzialità ricorrente

Anche il cinema lo ha notato, a partire da Francesco Rosi ed il suo immenso “Cristo si è fermato a Eboli” fino a Rocco Papaleo, che fa accampare i camminatori di “Basilicata coast to coast” tra i calanchi e brinda sulla terrazza della casa di Carlo Levi.


Nel mezzo, altri titoli, registi, punti di vista. Come quello di Antonello Faretta in “Montedoro”, che inizia con la salita al paese per poi tornare più volte tra i pinnacoli di argilla e finire a Craco.

Già, Craco. Ma questa è un’altra storia



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