Approdai in laguna tanti anni fa
L’isola di Sant’ Erasmo mi affascinò dal primo istante: l’assenza dell’illuminazione pubblica in gran parte dell’isola e di un sistema di fognature mi portò con l’immaginazione al Guatemala, visitato pochi anni prima. Mi sentii in un luogo ai margini, un po’ dimenticato dal resto del mondo, nonostante la vicinanza di Venezia.
La Laguna si distingue per la naturale bellezza, per il fatto che circonda la città ‘più bella del mondo’ (la quale può fregiarsi di un tale titolo proprio grazie alla laguna in cui pare miracolosamente galleggiare): è un territorio molto vasto, in massima parte riservato a pochi soltanto. Se si escludono le mete classiche, pare ancora un luogo incontaminato, dove quel turismo che si dice abbia divorato Venezia non arriva e non corrode.
Se arriva qui, lo fa per fortuna coi ritmi rallentati della laguna stessa, dove 4 chilometri in linea d’aria diventano 28 minuti di vaporetto. Parlo della linea 13, il vaporetto che silenziosamente solca le lisce acque lagunari collegando Venezia Fondamente Nove all’isola di S.Erasmo, che nella morfologia ricorda il suo esser stato un lido (fino alla fine del XIX secolo).
Nell’isola il tempo pare essersi fermato e la quiete della laguna si respira completamente.
Ci si concede lunghe passeggiate nella natura lagunare, tra terra sabbiosa e acqua paludosa, più rapide gite in bicicletta, percorrendo in un’ora soltanto i dieci chilometri del perimetro stradale interno.
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La luce domina sovrana e i colori in essa, rinvigoriti dal cielo che si specchia nell’acqua tutt’intorno e dal rigoglio della vegetazione, in parte ordinatamente coltivata: se ne distinguono i famosi carciofi violetti, che maturano tra aprile e maggio e fioriscono di un pregevole lilla in giugno, prima di seccare, steli drammaticamente rivolti al cielo da questa terra fertile e ben lavorata.
C’è anche tanta terra abbandonata, che dona quel fascino discreto di luogo ai margini, da scoprire.
E non voglio qui dimenticare gli abitanti, un po’ rudi nel loro essere schivi, che quando li si conosca meglio offrono la generosità della gente di campagna, abituata alla propria tranquillità e solitudine, ma pure fiera della terra e dei prodotti gustosi che produce. Da qualche anno anche vini, perché la moda è giunta anche qui e con essa il fortunato prosecco.
Il Lato Azzurro, il centro culturale di vacanza fondato da me nel 1994 e aperto nel 1997 a Sant’ Erasmo, nasce con questo slogan: “A Venezia, ma in campagna, in laguna, ma al mare, un’isola”
L’abbiamo vissuta fino in fondo questa insularità, che è solitudine ed eccezione, ma pure eccellenza e condivisione. I nostri ospiti ritornano volentieri in questi lidi che richiedono pazienza per raggiungerli e lentezza per viverli, per assaporarne la peculiarità.
A partire da Sant’ Erasmo proponiamo poi Venezia, per farla conoscere guardandola dalla sua laguna, il modo secondo noi migliore, una ‘slow Venice’ per forza di cose
Anche per questo ne scaturisce un turismo più accettabile, non invasivo, volto a valorizzare piuttosto che a consumare
Si parte dagli agricoltori dell’isola, dalle carciofaie, dalle verdure squisite che crescono in terra salata e per questo paiono già condite al palato; dai produttori di miele, alveari colorati e una fioritura incredibile intorno; dai vignaioli che fanno sgorgare vini squisiti da terre di laguna e mare.
Si arriva dunque a Venezia e nelle altre isole lagunari per incontrare coloro che ne preservano lo straordinario patrimonio e lavorano con passione per valorizzarlo e farlo conoscere. Senza mai dimenticare che “Venezia è una città” (libro meraviglioso di Franco Mancuso, purtroppo non facilmente reperibile), e come tale offre anche incontri dai risvolti sociali importanti, come quando si va a pranzare ad Orient Experience, dove la ristorazione incontra la diversità culturale e sono gli stessi rifugiati a cucinare e proporre piatti delle loro terre.
A Venezia, città di laguna e di mare, una città porto che è stata accogliente per tanti stranieri nel corso dei secoli. Confido possa continuare ad esserlo in futuro.
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