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Virus Ebola: tanto rumore per nulla?

In tutto il Centro Africa, da qualche settimana, é scattata la psicosi del virus ebola: allarmismo? Cattiva informazione? Rischio reale? Cerchiamo di fare un’analisi in base alle informazioni disponibili.

Cos’é l’Ebola? L’ebola è un virus che causa una febbre emorragica. Il primo ceppo di tale virus fu scoperto nel 1976, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire). Finora sono stati isolati quattro ceppi del virus, di cui tre letali per l’uomo. Pur considerando l’alto tasso di letalità, la rapidità del decesso, la localizzazione geografica delle infezioni (frequentemente in regioni isolate), il potenziale epidemiologico tuttavia è considerato di basso livello. Il 14 aprile scorso, il ministero della Salute della Guinea ha notificato ufficialmente l’esistenza di 168 casi di Ebola presenti sul territorio nazionale: un nuovo focolaio dunque, dato che il virus si stimava pressoché scomparso da qualche anno.

Esiste un rischio reale di contagio e diffusione nei paesi limitrofi ? Come tutti gli altri paesi confinanti con la Guinea, anche il Senegal ha avviato da subito un programma di misure preventive, onde evitare la possibilità di diffusione del virus. «Il Ministero dell’Interno informa la popolazione che, a causa della febbre ebola, nella Repubblica di Guinea e nel quadro delle misure preventive, le frontiere delle regioni di Kolda (Sud) e Kedougou (Sud-est) sono state chiuse fino a nuovo ordine» ha dichiarato Awa Marie Coll Seck, Ministro della salute, il 31 marzo scorso in conferenza stampa (Le quotidien, 31 marzo 2014).

Dunque le misure preventive in Senegal sono state tempestive. Potrebbe venir da chiedersi se sono state altrettanto efficaci: il ministero ha dichiarato più volte nelle ultime settimane che non sono stati registrati casi infetti in Senegal. In contrasto con l’allarmismo diffusosi anche tra i nostri giornali italiani, informandosi un po’ meglio, possiamo anche rilevare un dato decisamente rassicurante: contrarre il virus non é affatto semplice. Un interessante articolo del settimanale Jeune Afrique dello scorso 25 marzo, spiega che i malati non sono contagiosi nel periodo di incubazione del virus: un reale pericolo di contagio esiste nel momento in cui si hanno contatti diretti con sangue e secrezioni di pazienti che presentano la malattia in stato avanzato (dunque segni visibili dell’avvenuto contagio). Inoltre l’articolo rassicura molto sul fatto che l’Ebola, per quanto a primo impatto é quello che ci é stato fatto credere, non é assolutamente la “peste del nuovo millennio”. In sostanza gli scienziati non temono una pandemia, tuttavia il fatto che il virus sia letale ha purtroppo incoraggiato questo genere di psicosi.

Se il contagio non é semplice, perché allora il virus si é diffuso in Guinea? E qui veniamo ad un altro aspetto della questione: le cause culturali che hanno innescato questa nuova epidemia. Secondo un rapporto degli esperti del CDC (Center of Disease Control), ossia il dipartimento per la salute e i diritti umani negli Stati Uniti, le principali cause, oltre al contatto diretto con i malati in stato avanzato, sono: il consumo di carne di animali selvatici (zuppa di pipistrello e carne di scimmia sono alimenti diffusi in Guinea) e il contatto con le salme. Soprattutto nei villaggi, spesso a causa di una cattiva scarsa conoscenza delle norme igienico-sanitarie, questi fenomeni non sono rari. Altra problematica il fatto che, nella maggior parte dei casi, non si vuol rinunciare ad un funerale tradizionale e dunque, in particolare i membri della famiglia che si occupano del bendaggio del cadavere, sono altamente esposti al rischio di contrarre il virus. Ancora, secondo il rapporto, vi é una sola catena di trasmissione in Guinea e, in seguito all’allarme dei mesi scorsi, il fenomeno é stato isolato e tenuto sotto controllo. Il dibattito in merito alle cause culturali potrebbe ben allargarsi: ad esempio, in un articolo recente, Il Fatto Quotidiano sostiene che sottolineare questo elemento nasconde in realtà un eccesso di retorica terzomondista: in pratica si cerca di distogliere l’attenzione pubblica dal fatto che l’assistenza sanitaria e le politiche per incentivare la qualità del servizio nei paesi in via di sviluppo, in particolare  da parte dell’Occidente, sono decisamente carenti.

In conclusione, da un’analisi più approfondita possiamo dedurre che: –         Per quanto letale, il virus non é facilmente trasmissibile se si rispettano le dovute precauzioni –         In Senegal non sono stati rilevati casi infetti –         Le misure preventive per tenere sotto controllo un’eventuale diffusione sono state prese tempestivamente

Elementi rassicuranti per noi cooperanti, volontari, potenziali visitatori e tutti gli espatriati che si trovano sul territorio senegalese. Tale conclusione dà inoltre da riflettere sulla disinformazione, la parzialità e la corsa alla notizia della nostra stampa. Ma questa é un’altra storia!

Vi aspettiamo in Senegal! Virginia Napoli Volontaria in Servizio Civile CPS Senegal

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