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L’infinita bellezza della Patagonia


“Ushuaia: il circo turistico costruito intorno alla “città della fine del mondo” non riesce a intaccare l’incanto che prova un viaggiatore attento all’arrivo in questi luoghi. L’incanto è suscitato dalle strade in salita tra il porto e la montagna, dai vecchi edifici in legno che testimoniano un passato recentissimo di pionieri e di conquista e dal bosco circostante in cui alberi secolari riflettono, sulle acque cristalline del Canal Beagle, il verde scuro delle proprie foglie e dei propri tronchi ricoperti di licheni.

Nel Canal Beagle s’incontrano le acque dell’Oceano Atlantico e del Pacifico e la mutevolezza dell’ambiente, suggerisce costantemente “carpe diem”, cogli l’attimo… l’attimo del raggio di sole tra le foglie degli alberi, delle gocce di pioggia che schizzano e saltano sull’acqua; del vento che fa correre le nubi e crea figure misteriose; delle bacche colorate che fanno capolino dai cespugli; dei funghi gialli sui rami e delle oche enormi venute da lontano per la breve estate australe.

Il bosco si specchia sulle acque, perfettamente ingannevole come in un racconto di fate; i ruscelli gorgogliano e verso sud c’immaginiamo un mare di ghiaccio, l’Antartide! Di questo mare ci ricorderemo anche al ristorante, tra granchi giganti e pesci delle profondità oceaniche (il merluzzo nero!!! che non è merluzzo e non è nero, ma è il pesce più buono del mondo!)


Ma la curiosità di attraversare lo stretto di Magellano e tornare sul continente americano mi spinge a lasciare questa terra di gnomi e fate, per risvegliarmi al gelido vento di 160 km orari. Il vento è talmente forte da bloccare i traghetti che, attraversando il canale, dovrebbero collegare l’Isola della Terra del Fuoco dalla provincia di Santa Cruz. Quando alla fine il traghetto parte, sono talmente spaventata da correre senza vergogna dal comandante per chiedergli se abbia esperienza nell’attraversare questo mare di vento… ridicolo, vero?!

Attracchiamo su di un territorio sorprendente, chilometri e chilometri di steppa, chilometri e chilometri di steccati e una casa e una pecora ogni tanto, ma dov’è finita la gente? dove sono le macchine? è davvero possibile guidare per 200 chilometri e non incrociare nessuno? Si, in Patagonia è possibile!

Tra tutto questo color terra, sassi, sabbia, e polvere, appaiono improvvisamente laghi di un azzurro intenso e, tra il cielo blu, le nuvole bianche e le acque celesti, ecco la bandiera argentina che riflette fedelmente il suo territorio!

Andiamo verso le Ande, la spina dorsale d’America, che a queste latitudini custodisce al suo interno la distesa di ghiaccio continentale più grande del pianeta. Le lingue di questa conca ghiacciata s’insinuano nelle vallate create da glaciazioni anteriori sia ad ovest, verso il Cile e l’oceano Pacifico, sia ad Est nel territorio argentino.


Di nuovo una penisola in un lago formato dal ghiacciaio che fa da avamposto privilegiato davanti al muro di 40 metri di altezza del “Perito Moreno”, il ghiacciaio più accessibile del mondo, proprio grazie a questo balcone naturale che gli si para davanti creando un limite naturale all’avanzare del ghiacciaio.

Nei giorni successivi effettueremo un’escursione attorno al Chelten, la montagna fumante com’era chiamata dai Tehuelche gli abitanti originari di queste terre. Per gli escursionisti delle nostre Alpi è una sorpresa camminare per ore ed ore senza vedere piloni della luce, funivie, seggiovie, e altre diavolerie che inquinano il paesaggio. Percorrere i sentieri, attraversare ruscelli, berne con le mani l´acqua. Contemplare vette e ghiacciai, lagune e boschi, così come sono sempre stati fa dimenticare la stanchezza e le ore di cammino.

Questo è stato il mio primo viaggio nella Patagonia del sud ma non mi stancherò mai di ritornarci e ritornarci, e ad ogni viaggio si confermerà la magnificenza e il fascino di queste terre.

Tutto il resto, in confronto sembra piccolo e usato, macchiato dalla troppa presenza e attività umana.”

di Sabrina Bini, da Buenos Aires

dall’11/11 al 25/11 e dal 06/01 al 20/01

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