In questo periodo non possiamo viaggiare, lo sappiamo. Ma #restareacasa non significa dimenticare l’orizzonte che ancora ci attende. Non chiudiamoci in noi stessi e usiamo il tempo a disposizione per continuare a informarci su tutto quanto non riguarda l’epidemia del Covid-19. Il mondo ci offre ogni giorno storie di speranza, di persone e popoli che lottano per i loro diritti e i loro ideali, esempi della capacità di immaginare e costruire il futuro, pur nelle difficoltà.
“La bellezza salverà il mondo”, scrisse Dostoevskij.
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In queste settimane, molti artisti hanno rivendicato un ruolo centrale per l’arte e la cultura nel mondo post-epidemia. In questa prospettiva ci piacere segnalare lo straordinario lavoro compiuto in Spagna, a Ciudad Real, dallo street artist Okuda San Miguel, che ha trasformato la sua arte in un progetto di inclusione sociale intitolato “Titanes”.
Grazie a mesi di lavoro condotto insieme a persone con diverse forme di disabilità (che mai come in questo caso si è mostrata una “diversabilità”), Okuda ha dipinto con colori vivaci otto giganteschi silos della regione de La Mancha: il più grande museo d’arte all’aria aperta del mondo!
Come ben sappiamo, il turismo ha sempre un grande impatto sui territori e sulle comunità che ospitano i viaggiatori.
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Un impatto che può avere effetti negativi sia quando i flussi sono troppo numerosi, sia quando improvvisamente scompaiono creando disoccupazione e gravi problemi di sostenibilità economica. Con l’azzeramento del turismo internazionale provocato dal Covid-19, ad esempio, in Nepal i numerosi elefanti che lavoravano trasportando turisti nella regione di Sauraha sono rimasti senza lavoro e di conseguenza senza cibo. Segnaliamo dunque l’importante iniziativa dell’Ong Elephant Aid International che, nell’emergenza, ha coinvolto gli agricoltori locali per provvedere al mantenimento degli animali e, nel medio-lungo periodo, lavora per rendere le persone (e gli animali) del luogo meno dipendenti dal turismo internazionale.
Turisti e migranti viaggiano senza dubbio per ragioni diverse, ma talvolta finiscono per incontrarsi in alcune località che sono al tempo stesso mete turistiche e luoghi di approdo delle migrazioni.
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Nel Mediterraneo è il caso ad esempio dell’isola di Lesbo, in Grecia. Qui ci piace ricordare come, in questo difficile periodo di pandemia, proprio i turisti che hanno visitato l’isola negli anni passati si sono attivati per cercare di dare supporto alle migliaia di migranti provenienti da Siria, Afghanistan e altri paesi dell’area che sono rimasti bloccati a Lesbo, nel campo di Moria. La Starfish Foundation, fondata da persone che vivono sull’isola e lavorano nel campo della ristorazione e dell’accoglienza, grazie alle donazioni degli ex turisti ha potuto mettere a disposizione dei rifugiati cibo, abiti, giocattoli per bambini, mascherine e altri dispositivi anti-contagio.
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Interessiamoci al mondo: è il modo migliore per prepararci al nostro prossimo viaggio!