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Vive la France plurielle… La fin!

Aggiornamento: 3 ott 2022


Marsiglia, al centro del Mediterraneo

E così, dopo aver incontrato il Messico a Barcelonnette e i gitani a Saintes-Marie-de-la-Mer, eccoci in viaggio verso la terza e ultima tappa del nostro viaggio nel sud-ovest della Francia, attraverso i mondi lontani nella vicina regione PACA (Provenza-Alpi-Costa Azzurra).


La nostra meta è Marsiglia, la capitale della regione e la più grande città di tutta la Francia meridionale, con quasi un milione di abitanti (due milioni se si prende in considerazione l’ampia area urbana che la congiunge a Aix-en-Provence).


 Il suo stesso nome è lo specchio della sua lunghissima storia, che si è sviluppata nel corso dei millenni sempre all’insegna dell’intreccio tra le diverse culture, lingue, religioni e tradizioni delle diverse civiltà del Mediterraneo.



Conosciuta come cité phocéenne (la città focese) perché fondata nel 600 a.C. da marinai greci originari di Focea (nell’attuale Turchia), è citata come Massalìa da Strabone e Tolomeo, un’etimologia riconducibile al significato di “casa dei pescatori”. Le vicende della città sono in effetti da sempre legate al mare, alla pesca, ai commerci marittimi tra le sponde del Mediterraneo.


Per comprendere meglio il passato e il presente di Marsiglia, la nostra prima visita in città non può che essere allora al MuCEM, lo straordinario Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo (Musée des civilisations de l’Europe et de la Méditerranée) inaugurato nel 2013 all’interno dell’imponente struttura del fort Sain-Jean, meravigliosamente affacciato sul porto. Il museo ospita una collezione permanente di antropologia, archeologia, storia e arte del Mediterraneo e interessanti mostre temporanee, tutte pensate per poter essere visitate con interesse anche dai bambini, grazie a particolari percorsi ludici e didattici.


Noi abbiamo apprezzato l’esibizione Connectivités, che illustra le connessioni tra alcune grandi città dell’area mediterranea, e quella intitolata Le grand Mezzé, dedicata al ruolo chiave del cibo nel costruire ponti e occasioni di scambio interculturale.


Non si può però capire Marsiglia solo attraverso le sale di un museo. Per viverla e interrogarsi sul suo futuro la scelta migliore da fare è trascorrere del tempo e incontrare le persone che vivono nei quartieri che circondano il suo porto. Questa parte della città è stata infatti modellata a partire dalla seconda metà del XX secolo dai diversi flussi migratori che hanno plasmato la Marsiglia contemporanea. A partire dagli anni ’50 del Novecento, con la guerra d’Algeria e la decolonizzazione, ebbe inizio una storia di mobilità principalmente dalle ex-colonie francesi che portò in città migliaia di migranti provenienti dall’Algeria, dagli altri paesi del Maghreb, dall’Africa subsahariana francofona e dal sud-est asiatico. Questi nuovi cittadini andarono a stabilirsi in un contesto urbano già caratterizzato da una grande diversità culturale: fin dall’inizio del secolo vivevano infatti a Marsiglia comunità di origine italiana, russa, armena, corsa, spagnola e berbera. Nel corso degli ultimi decenni si è consolidata una significativa circolazione di persone soprattutto tra Marsiglia e il Nordafrica e oggi le nazionalità più numerose sono quelle algerina, tunisina e marocchina, con oltre 100 mila residenti.



L’area dove decidiamo dunque di trascorrere la maggior parte del nostro tempo è quella dei quartieri di Noailles e Belsunce, sui lati opposti dell’asse de La Canèbiere, il viale che inizia dal porto e divide in due il centro cittadino. Come spesso avviene nei quartieri d’immigrazione, non mancano le contraddizioni e le ambivalenze: tra le vie e le piazze di questa parte della città non mancano certo povertà, marginalità ed esclusione, ma al tempo stesso si respira una straordinaria vitalità, una creatività culturale che nasce dalla relazione costante tra identità e alterità, un’operosità e frenesia di scambi che si genera tra i mercati e i negozi dove si possono trovare cibi, profumi e oggetti di ogni parte del mondo, e prosegue nel ricco tessuto di associazioni, centri d’incontro, luoghi di culto di religioni diverse. 


Lungo La Canèbiere, soprattutto all’ora del tramonto, sono moltissime le donne di origine ghanese, guineana o ivoriana che, in compagnia delle loro amiche e dei loro bambini, offrono di realizzare in pochi minuti delle pettinature eleganti e fantasiose. 


La nostra piccola Nadja rimane affascinata dai colori, dai sapori e dalle mille scoperte che si possono fare a ogni angolo. Come per tutti i bambini, la curiosità è troppo grande, non le basta vedere o ascoltare, vuole provare sulla propria pelle queste novità. E così ci ritroviamo seduti accanto a Fatima, marsigliese di origine algerina, che in pochi minuti le realizza sulla mano un bellissimo tatuaggio all’henné. Nadja è molto soddisfatta dei motivi geometrici e floreali che le ornano la pelle, ma ha ancora un desiderio: un’acconciatura con le caratteristiche treccine tipiche dei paesi dell’Africa occidentale.


Nadja prende posto su uno sgabello e le dita di Aminata, velocissime, intrecciano i suoi capelli di bambina in graziose trecce multicolori.



Finisce la giornata e con questi incontri termina anche il nostro viaggio. Per chi volesse mettersi sulle nostre tracce a Marsiglia sarà facilissimo vivere altre esperienze interculturali grazie alle passeggiate che ormai da diversi anni vengono realizzate in città dal progetto Migrantour. Nata per iniziativa di Viaggi Solidali, questa rete europea di itinerari urbani è presente anche a Marsiglia, proprio nei quartieri di Belsunce e Noailles: non vi resta dunque che mettervi in viaggio! 


Vive la France… plurielle!


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