In questi mesi si è parlato molto del “modello svedese”
…di fronte alla diffusione del Coronavirus. Come ha ben spiegato in una recente intervista il regista italo-svedese Erik Gandini, autore tra le altre cose del bellissimo documentario “La teoria svedese dell’amore” (2015), si è trattato dell’ultima incarnazione di quello che potremmo definire “eccezionalismo svedese”. Una società sempre non allineata, che si percepisce come costantemente in cerca di strade diverse da quelle che percorrono tutti gli altri paesi. Un atteggiamento allo stesso tempo affascinante e disturbante: un po’ come il suo simbolo noto ai bambini di tutto il mondo, quello dell’impertinente Pippi Calzelunghe, che dorme al rovescio, con i piedi sul cuscino, e dichiara serenamente di starsene benissimo a vivere da sola senza i suoi genitori.
Un breve viaggio di lavoro mi ha dato modo, all’inizio di gennaio, di poter vedere un po’ più da vicino un paese che tutti pensiamo di conoscere almeno un po’ per via dei mobili dell’Ikea che abbiamo in casa, ma che in effetti sa essere sfuggente e rifiuta ogni facile interpretazione
La mia meta era la regione più a nord del paese, la Lapponia, oltre il Circolo polare articolo. Prima di raggiungerla, tuttavia, ho avuto modo di fermarmi un paio di giorni a Stoccolma. La capitale in sé è bellissima, una città di mare dove il mare è ovunque e da nessuna parte, sparpagliata su quattordici isole incastonate tra il Mar Baltico e il lago Mälaren: a ricordarti dove sei sono soprattutto i cigni selvatici che di tanto in tanto attraversano il cielo in volo, come in una favola di Astrid Lindgren.
La grande scrittrice è morta a Stoccolma nel 2002, ma è come se la sua Pippi fosse ricomparsa pochi anni dopo tra le vie della città e, partendo da qui, avesse nuovamente rapito l’immaginazione dei ragazzi di tutto il mondo.
Nell’estate del 2018 una ragazzina di quindici anni si è seduta da sola a pochi passi dal Parlamento svedese, mostrando ai passanti un cartello di cartone con su scritto: SKOLSTREJK FÖR KLIMATET. Lo “sciopero scolastico per il clima” della giovane studentessa Greta Thunberg in pochi mesi ha ispirato migliaia di attivisti in tutto il mondo, dando vita al movimento dei Fridays For Future. La storia di Greta è l’emblema della capacità di pensare l’impensabile, della volontà di cambiare lo stato delle cose, senza temere di essere soli, o troppo piccoli per farlo. Un esempio per chiunque, ragazzo o adulto che sia, abbia a cuore il futuro del nostro pianeta.
Non è un caso che la denuncia radicale degli effetti drammatici del cambiamento climatico sia giunto da una ragazza svedese
Qui l’effetto dell’aumento delle temperature è tangibile e preoccupante. A inizio gennaio, nel cuore dell’inverno, a Stoccolma faceva caldo. O almeno, troppo caldo perché potesse nevicare
Dopo due giorni passati sotto la pioggia, sono quindi salito sul treno notturno diretto verso la Lapponia, sperando che almeno là ci fosse un po’ di neve. Il viaggio sarebbe durato 15 ore: partenza nel tardo pomeriggio dalla stazione centrale di Stoccolma e arrivo previsto la mattina seguente a Kiruna, la principale città svedese a nord del Circolo polare artico
(continua)
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