di Aldo Pavan
Eccoci a cavallo delle Ande: preparatevi a viaggiare sopra i 3 mila metri di altitudine con paesaggi mozzafiato. E isolate cittadine, alcune splendide, di forte impronta coloniale come Cuenca e la stessa capitale, Quito, entrambe due storiche reliquie protette dall’Unesco. E proprio Quito è il nostro punto di partenza. La vita cittadina ruota attorno alla “manzana”, un quadrilatero del centro che fa capo a Plaza Grande che si dirama con una serie di “cuadre”, isolati, segnati da palazzi nobiliari che hanno conservato intatto il loro fascino antico.
Quasi a ogni incrocio compare un monastero. Uno per tutti vale la visita, quello di san Francesco, una massiccia costruzione, con una serie di spettacolari patii successivi al suo interno. A piedi ci si perde tra le vie ciottolate fino al quartiere di via della Ronda i cui ristoranti si animano in fine di settimana. Si lascia Quito per il nord, verso Otavalo. La cittadina merita una vista il sabato per il suo mercato artigianale che si dice sia il più animato del sud America. Ma più che per il mercato qui si viene per vivere l’esperienza del turismo comunitario. Si alloggia in confortevoli sistemazioni nei villaggi dei dintorni, guardati dall’imponente cima del vulcano Imbabura. In questa parte del Paese vive un’alta concentrazione di indigeni che mantengono fede alle loro antiche origini quechua. Le donne vestono con i costumi tradizionali e gli uomini portano con orgoglio una lunga treccia nera.
Una tortuosa strada, la Transamericana, è la spina dorsale dell’Ecuador. Lambisce le pendici dei vulcani Cotopaxi e Chimborazo. Brevi deviazioni conducono a isolati villaggi di alta quota. Salinas è uno di questi, famoso per i suoi prodotti artigianali e per i suoi formaggi. Poi, oltrepassato Riombamba, si prende il treno, il Ferrocaril, per un breve percorso attorno alla cuspide più insidiosa e difficile di questa parte delle Ande, la Nariz del Diablo. La ferrovia era un tempo la principale via di comunicazione che collegava Quito al porto di Guayaquil. Abbandonata da diversi anni, ora l’intera linea è in corso di restauro e sarà forse operativa alla fine del 2012. Lasciata la Transamericana si segue la capricciosa conformazione orografica della catena andina per fare tappa a Ingapirca, antica postazione militare degli inca. Da qui si arriva a Cuenca, l’altra città di origine spagnola dal piacevole aspetto e dalla temperatura mite. Come a Quito è un susseguirsi di palazzi antichi che si stringono attorno alla cattedrale. In rapida discesa si arriva al mare, sulle rive del Pacifico, dove si trova l’anonima, ma vivacissima, città di Gauyaquil, la più popolosa e attiva dell’Ecuador. Dopo aver lasciato le Ande, sembra di essere in un altro pianeta. Soprattutto quando si fa il bagno a Playas, tra le alte onde dell’oceano.
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