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Con Fidel nel sussidiario


Ho fatto un giro in una scuola elementare di un paesino vicino a Camaguey. Pulita ed ordinata, mi ha dato l’impressione di essere ben organizzata, priva di grandi strumenti ma dotata di aule spaziose ed una bella mensa, il tutto circondato da un piccolo giardino. La scuola cubana e’ famosa in tutto il mondo per essere una delle piu’ avanzate. Gli investimenti sono sempre stati ingenti ed i programmi molto all’avanguardia. Insieme alla Sanita’ pubblica, l’istruzione e’ stata il vanto del governo cubano, simbolo dell’impostazione socialista dello stato stesso. Ma i tagli di budget dovuti alla crescente crisi economica, ormai cronica, hanno costretto le scuole a delegare parte delle lezioni su video: in ogni classe campeggia un grosso televisore su cui compare un insegnante in “cassetta” al posto di uno in carne ed ossa. La trovata e’ stata giustificata come una forma di egualitarismo tra scuole di campagna e scuole di citta’, una scusa che evidenzia quanto il sistema stia soffrendo una crisi profonda. Sfoglio un paio di quaderni, uno di grammatica: la meta’ degli esercizi usano frasi riguardanti la rivoluzione. Al posto di “Carla che mangia le mele” e “Marco che gioca con il gatto” qui abbiamo “Fidel che guida la rivoluzione di Cuba” e “Cienfuegos che lotta per la patria”. Un orgoglioso maestro mi srotola sulla lavagna la cartina della Rivoluzione Cubana: lo sbarco del Gramma e le tre colonne di guerriglieri, tratteggiate in colori diversi, dalla Sierra maestra fino all’Avana. Fa un po’ impressione. C’e molta propaganda in questa impostazione formativa, un “indottrinamento” esagerato per un bambino delle elementari. Ma a pensarci bene questa e’ la loro “storia”, la fondazione dell’attuale forma di stato nazionale, nel bene e nel male. Qualcuno potrebbe mai stupirsi per una lezione sullo “sbarco dei mille” in una scuola italiana? Una foto del Che mi ricorda che in fondo tutto era partito in maniera diversa, che nessuno voleva chiudere gli ideali di liberta’ in questo regime di socialismo caraibico, che nessuno in quei primi mesi del 1959 avrebbe mai pensato che la grande rivoluzione del popolo e per il popolo venisse raccontata ai bambini del 2011 in un VHS da 50 minuti. Una bella storia in fondo, dall’evoluzione inaspettata e dal finale incerto, i cui registi sono rimasti senza più scenografie e con milioni di comparse che hanno oramai dimenticato il titolo del loro film: Hasta la victoria…

Pietro Lamprati

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