Il barrio Pogolotti, all’Avana, accoglie i visitatori con il calore e la sincerità delle relazioni umane che subito si apprezzano durante il soggiorno a Cuba e che si ritrovano in tutta l’isola.
Qui si aggiunge una immediatezza di relazioni frutto di un insediamento considerato per molti anni marginale rispetto ad altri più famosi e ricchi come l’Avana vecchia, patrimonio dell’umanità magicamente restaurata, con i suoi grandi e noti monumenti. Anche a Pogolotti è possibile incappare in qualche monumento: si tratta di piccoli busti, lapidi, che celebrano personaggi che hanno svolto un ruolo importante per l’intera collettività.
Accanto e sopra la marginalità si è sviluppata una forza di appartenenza e un’appropriazione di identità ed affezione che si riversano con gioia e dignità su chi si avventura in questo luogo: è un’esperienza che ciascuno può fare.
Il giorno dell’arrivo alla Escuela Josè Testa Zaragoza riceviamo un’accoglienza fatta di sorrisi, strette di mano e gioioso frastuono di giovani voci concitate, capaci dopo un attimo di intonare un canto di benvenuto sul ritmo di una marcia. E subito le attenzioni organizzative, i discorsi preparati e le iniziative inattese, le ragazze e i ragazzi invitati a cantare e recitare poesie, e ancora le grandi pagnotte con la fetta di formaggio offerte nell’atrio.
Studenti e studentesse vestiti con le divise della loro età segnano la scelta che a Cuba si è fatta di investire nella scuola tutte le risorse capaci di far crescere cultura e scienza, pulizia e senso civico.
Intorno, le strade con le loro buche, le case con evidenti affaticamenti, gli inviti ad entrare per vedere e pronunciare promesse, se tornate questa è la vostra casa. I tavolini per il domino sui marciapiedi, le spropositate auto americane degli anni Cinquanta in perenne riparazione per le strade con uomini sdraiati al di sotto. Le piccole strade che si perdono lontano con fondali di piante tropicali che annunciano natura in libertà. Il centro sportivo Jesus Menèndez, brulicante in tutte le ore del giorno, dove se in piscina non c’è acqua si mettono le porte e si gioca a pallone.
L’esperienza del barrio permette una comprensione della realtà cubana al di là di cartoline e stereotipi, l’impatto con le caratteristiche della quotidiana vita alla periferia dell’Avana non è dissimulata, non potrebbe esserlo, piuttosto è dagli abitanti sostenuta a viso aperto, con l’elenco delle cose da fare per affrontare i problemi sotto gli occhi di tutti con energia e fantasia.
Così pure i rapporti ufficiali sono spediti e senza formalità, gestiti mirando al concreto, al da farsi possibile.
Il viaggio di andata e ritorno genera continui impulsi a chiedere di fermarsi e avere spiegazioni o per condividere una scena di vita, ma la gigantesca auto continua a macinare strada tra rimbalzi che scuotono le nostre mani e renderanno immagini in movimento di quella filante realtà.
Testo e testimonianza di Pino Chiezzi (pino@radicierranti.it) Fotografie di Irene Pittatore
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